Resilienza nei bambini, tra esposizione ai rischi e bisogno di proteggere…

Cos’è la resilienza? Quale rapporto ha con frustrazione e difficoltà? Come possiamo noi genitori aiutare i nostri figli a fronteggiare meglio gli ostacoli che incontrano quotidianamente? Scopriamolo insieme…

La resilienza si definisce come la capacità di riorganizzare le proprie risorse in modo positivo di fronte ad una situazione traumatica e di difficoltà.

Questo concetto, solo apparentemente semplice, richiama in sé diverse componenti che hanno a che fare con la tolleranza alla frustrazione, la consapevolezza delle proprie risorse e dei propri limiti, la capacità di non farsi cogliere dal panico e di integrare in modo produttivo le proprie componenti emotive con una modalità di pensiero positivo.

In altre parole la resilienza è una capacità che ci consente, di fronte a situazioni problematiche e di sofferenza, di legittimare la nostra angoscia e la nostra preoccupazione senza farcene schiacciare e di attivare tutte quelle risorse pratiche e di pensiero necessarie a superare le difficoltà.

Un concetto apparentemente semplice ma, come possiamo facilmente intuire se pensiamo a questo periodo di isolamento, piuttosto complesso da mettere in pratica, soprattutto se riferito al mondo dei nostri figli…

Uno degli obiettivi che tutti noi ci poniamo in quanto genitori riguarda il preparare i nostri figli ad affrontare le difficoltà della vita ed il mondo esterno, un mondo di certo non privo di frustrazioni e difficoltà.

In quest’ottica l’aiutare i nostri bambini ad allenare e sviluppare la resilienza sembra di fondamentale importanza…

Ma è proprio qui che iniziano i problemi! Come genitori, infatti, ci troviamo di fronte alla necessità di proteggere i nostri bambini, di fatto allontanandoli dai pericoli ed evitando di esporli a frustrazioni.

Protezione ed esposizione, due atteggiamenti opposti che apparentemente si escludono a vicenda…

COME FARE DUNQUE?

La risposta deve essere ricercata nell’equilibrio tra protezione ed esposizione che il nostro stile educativo deve avere… Un equilibrio difficile!

Cerchiamo allora di capire meglio cosa caratterizza queste due posizioni e quali emozioni provocano dentro di noi.

PARTIAMO DAL BISOGNO DI PROTEGGERE I NOSTRI FIGLI…

Il desiderio di proteggere i nostri bambini trova le sue origini nell’ansia e nella preoccupazione che ogni genitore prima o poi scopre di provare.

Quest’ansia è comune e normale e ci porta a cercare di anticipare e prevenire situazioni potenzialmente pericolose. Ma quali conseguenze può avere se caratterizza ogni nostro intervento?

Scopriamolo insieme…

-NESSUNA FRUSTRAZIONE!

Se ci ritroviamo ad anticipare e prevenire tutto, il nostro bambino non si troverà mai esposto a situazioni che non gli piacciono o che lo mettono in difficoltà.

Questa condizione, solo apparentemente ideale, in realtà risulta potenzialmente dannosa perché non permette ai nostri figli di imparare a tollerare la frustrazione né di sviluppare degli strumenti che gli consentano di interagire con un contesto avverso per modificarlo.

-NESSUN PERICOLO!

Un bambino che non si mai trovato in una situazione difficile sicuramente ha dei genitori attenti che non lo hanno mai lasciato in pericolo

Ma qual è il rovescio di questa ideale medaglia?

Il mondo, noi grandi lo sappiamo fin troppo bene, è un posto potenzialmente molto pericoloso ed una delle modalità migliori per proteggere i nostri bambini è quella di insegnargli a riconoscere quali sono i rischi che corrono.

Ma come possiamo farlo se, in modo anticipatorio, li proteggiamo anche dal più piccolo fastidio?

-CHE ANSIA!

Potrà sembrare paradossale ma un eccesso di protezione nei confronti dei nostri figli può far percepire ai bambini che il mondo è un posto estremamente pericoloso e che senza mamma e papà non potranno mai farcela.

Da questa percezione i nostri figli potrebbero sviluppare un senso di ansia ed inadeguatezza molto difficile da sradicare…

SE INVECE LASCIAMO CHE I NOSTRI BAMBINI SE LA CAVINO UN PO’ DA SOLI…

La doverosa premessa di questo paragrafo riguarda l’eccessiva esposizione a frustrazioni e pericoli…

Sebbene stiamo scoprendo che una componente di insoddisfazione ed un rischio non eccessivo possono essere salutari, nessuno vi consiglierà mai di lasciare il vostro bambino di 3 anni solo in casa!!!

Ogni frustrazione ed ogni pericolo potenziale devono essere proporzionati all’età ed alle competenze… In altre parole devono essere affrontabili!

Chiarito l’ovvio, cerchiamo di capire come possiamo sentirci quando lavoriamo sull’esposizione dei nostri bambini a situazioni difficili…

-QUANTO PIANGE!

Un bambino che piange espone noi genitori a forti frustrazioni

Cosa possiamo fare? Cosa è successo? Potevamo prevenirlo? E se adesso rimane traumatizzato?

Se trovate familiarità con alcune di queste domande non preoccupatevi… Vuol dire che siete genitori!

Il problema è che il pianto attiva in noi tutta una serie di emozioni che spesso ci portano a riflettere in modo pessimistico su noi stessi e sul nostro modo di interpretare il ruolo di madre e padre.

Vissuti e riflessioni spesso fortemente negativi e che ci portano a credere di essere irresponsabili ed incapaci… 

Un’autocritica eccessiva che non serve a nessuno!

Attenzione però a non trasformare le nostre insicurezze in un atteggiamento iper-protettivo.

-E SE POI SI FA MALE?

Inutile nasconderci… può capitare! Ovviamente i bambini si fanno male anche nelle situazioni più comuni e protette.

Possono cadere dal divano, tagliarsi con la carta, scottarsi la lingua con la minestra…

Il problema va forse ricercato in come noi genitori ci sentiamo quando succede. I vissuti più comuni hanno a che fare con il senso di colpa ed inadeguatezza

Ma è davvero così? Se nostro figlio cade andando in bici siamo dei cattivi genitori?

In questo articolo abbiamo scoperto il significato e l’importanza della resilienza ed abbiamo esplorato quali siano i vissuti di noi genitori di fronte ad argomenti complessi quali la protezione e l’esposizione a rischi e frustrazioni.

Educare alla resilienza comporta il venire a patti con le nostre paure ed ansie cercando di trovare un equilibrio nei nostri interventi educativi.

IN BOCCA AL LUPO!

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