La regola dei 3 minuti

In cosa consiste la regola dei 3 minuti? Qual è il modo corretto per applicarla? Quali benefici può portare al rapporto con il nostro bambino? Scopriamolo insieme…

L’argomento che affronteremo in questo articolo riguarda la regola dei 3 minuti, una modalità di interazione con il nostro bambino molto popolare in rete ma che, per essere applicata nel modo corretto, richiede di essere compresa a fondo.

La regola in sé è molto semplice:

Quando ci ricongiungiamo con il nostro bambino, che sia dopo una lunga giornata di lavoro oppure semplicemente dopo essere usciti qualche minuto a comprare il pane, dobbiamo dedicare 3 minuti a salutarlo calorosamente, abbassandoci al suo livello, guardandolo negli occhi, abbracciandolo e chiedendogli cosa è successo mentre noi non eravamo presenti.

Come detto tutto piuttosto facile… 

Se però leggiamo attentamente il contenuto di questa procedura ci accorgiamo che alcuni punti meritano di essere approfonditi.

In primo luogo, qual è il reale obiettivo di questa regola? In altre parole, perché devo metterla in pratica?

Per capire meglio lo scopo di questa semplice sequenza di azioni dobbiamo andare oltre al gesto in sé e cercare di cogliere il messaggio implicito che comunichiamo al nostro bambino.

Salutare calorosamente, dedicare un’attenzione totale e stimolare il dialogo sono infatti le basi portanti di una relazione profonda.

Come possiamo pretendere che il nostro bambino ci ascolti se non lo facciamo noi per primi? Come possiamo chiedergli di pensare con la sua testa se non diamo attenzione ai suoi discorsi?

In questo senso l’applicazione di questa regola rappresenta l’inizio di un percorso di crescita, un primo mattone di una relazione che dovrà evolversi insieme al nostro bimbo.

Come mai è importante salutare il bambino anche dopo una brevissima assenza?

Semplicemente per far sentire a nostro figlio che ci è mancato, che è importante per noi, che siamo contenti di rivederlo e che abbiamo il desiderio di dedicargli tutta la nostra attenzione.

Sentirsi accolti e ascoltati, anche su argomenti di scarsa importanza, è infatti fondamentale per consolidare una relazione profonda e duratura.

In un certo senso è come se comunicassimo al nostro bambino che può raccontarci tutto, senza riserve.

Come mai è importante abbassarsi?

Se in precedenti articoli abbiamo compreso che quando il nostro bambino fa qualcosa che non deve come colpirci dobbiamo alzarci per fargli capire che noi siamo gli adulti, allo stesso modo è importante comunicare il nostro affetto e la nostra vicinanza cercando una posizione in cui possiamo guardare il nostro bambino negli occhi.

Quando ci si parla lo si fa alla pari, mettendosi allo stesso livello e fornendo al nostro interlocutore un’immagine corporea che trasmetta la nostra completa attenzione.

Con i nostri figli non è diverso!

E’ davvero così importante chiedere cosa è successo?

Se siamo scesi per qualche minuto a buttare la spazzatura, molto probabilmente a casa non è accaduto niente di rilevante…

Ciononostante chiedere al nostro bambino di raccontarci cosa ha fatto è di fondamentale importanza!

E non tanto per il contenuto, quanto piuttosto per trasmettere al nostro piccolo che quello che ci racconta è importante e che vogliamo dedicargli tutta la nostra attenzione.

Non conta nulla la qualità delle informazioni che il nostro bambino ci trasmette, l’importante è stimolare il lui la capacità di racconto e trasmettergli il concetto che con noi potrà sempre parlare.

Solo così potremmo instaurare le basi di una relazione aperta e basata sul confronto!

E se il mio bambino racconta poco o nulla?

In questo caso ascoltiamo quanto ci viene riferito con attenzione e successivamente, mostrandoci interessati e partecipi, poniamo delle domande per stimolare il dialogo.

Dobbiamo infatti tenere a mente che l’atteggiamento che noi genitori dobbiamo mostrare non è quello di uno spettatore che assiste ad un monologo.

Stiamo stimolando la capacità di conversare e, nelle chiacchierate, bisogna sempre essere almeno in due!

Cosa facciamo se il nostro bimbo continua a parlare anche quando sono finiti i 3 minuti?

Dimentichiamo il cronometro!

Non importa quanto tempo dura la conversazione ma il messaggio implicito che la nostra attenzione ed il nostro entusiasmo ed interesse comunicano a nostro figlio.

Se il tempo finisce andiamo avanti!

Cerchiamo poi di non avere fretta e di resistere alla tentazione di completare le frasi dei nostri piccoli…

Possiamo dedicarci ad altro mentre il bambino racconta?

Assolutamente no!

Il principio di base di questa regola è che, per almeno 3 minuti, noi genitori dedichiamo la nostra completa attenzione al nostro bambino.

Certo, noi adulti siamo in grado di fare più cose contemporaneamente ma per il nostro piccolo questa nostra multifunzionalità potrebbe essere percepita come un segno di disinteresse.

In questo articolo ci siamo soffermati sulla regola dei 3 minuti, analizzando a fondo le modalità da utilizzare per applicarla al meglio.

Ricordiamo sempre che non è la quantità di tempo che dedichiamo ai nostri bambini a fare la differenza quanto piuttosto l’interesse e l’attenzione che mettiamo quando stiamo con loro.

In bocca al lupo!

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