Preadolescenza e problemi a scuola, che fare?

Cosa fare di fronte ad un figlio preadolescente che non studia? Quali interventi funzionano e quali invece si rivelano controproducenti? Scopriamolo insieme…

Come abbiamo potuto constatare nell’articolo della scorsa settimana, molto spesso per noi genitori il rapporto dei figli preadolescenti con la scuola è un vero e proprio tormento. 

Brutti voti, insoddisfazione, ansia e delusioni diventavano all’ordine del giorno… 

Una cosa interessante cui rivolgere la nostra attenzione riguarda il fatto che a volte i nostri ragazzi hanno risultati scarsi a scuola anche se provano a impegnarsi

Ma se il problema non è l’impegno, allora qual è?

Analizzando in modo più approfondito il rapporto con la scuola non solo dei figli ma piuttosto dell’interno nucleo familiare potremmo accorgerci che alcuni atteggiamenti che noi genitori mettiamo in campo potrebbero rivelarsi non propriamente utili.

Cerchiamo quindi di capire in che modo i nostri interventi, fatti in buona fede e dettati dal desiderio di aiutare i nostri figli a superare le loro difficoltà, possono invece diventare un problema…

-Ti aiuto io!

Fra gli errori più comuni in quasi tutte le famiglie troviamo senz’altro quello di cercare di intervenire aiutando i figli a fare i compiti. 

Molto spesso accade infatti che noi genitori arriviamo a sostituirci ai nostri ragazzi nei compiti scolastici, o scrivendoli noi stessi o stando loro troppo vicini soffocandoli con i “devi”, i “fai in questo modo”, i “scrivi questo”.

Se ci riconosciamo in questa descrizione dovremmo provare a lasciarli fare da soli per almeno mezz’ora ed intervenire, su loro richiesta, quando proprio non riescono. 

Nel caso sia necessario un nostro intervento ricordiamo poi che ciò che ci viene richiesto non è trovare una soluzione quanto piuttosto incoraggiare e sostenere.

-Quali aspettative?

A volte sono le aspettative dei genitori a pesare troppo sui ragazzi. 

Spesso noi adulti siamo convinti di poter guidare i nostri figli in ogni fase della loro vita scolastica, dallo studio alle scelte. 

Le nostre aspettative, non sempre consapevoli, comunicano implicitamente ai ragazzi cosa devono fare per farci contenti.

Quando l’altro tarda a realizzare ciò che riteniamo sia il suo bene potremmo ritrovarci ad insistere e ad esercitare delle pressioni perché i nostri desideri, che ricordiamo essere legittimi, diventino realtà.

Il rifiuto dell’altro, o l’impossibilità a realizzare i nostri desideri, può però provocare in entrambi (noi ed i nostri figli) emozioni dolorose quali rabbia, delusione e frustrazione. 

Ecco come sia crea la distanza emotiva ed affettiva tra noi e l’altro…

-Liti e conflitti…

Partiamo da una semplice domanda… quando siamo arrabbiati riusciamo a lavorare meglio?

Forse è vero esattamente il contrario…

Ecco perché arrabbiarsi e litigare con i nostri figli rispetto alla scuola ed all’impegno spesso si rivela non utile se non addirittura controproducente.

Se poi ci soffermiamo ad analizzare in modo più approfondito la dinamica del litigio riferito alla scuola potremmo accorgerci che generalmente i nostri figli non vedono l’ora di far felici noi genitori. 

Quando però si è in presenza di conflitti non sanati può accadere che i nostri ragazzi perdano la voglia di farci felici e quindi di studiare. 

Un ulteriore effetto collaterale di utilizzare spesso la dinamica del litigio potrebbe essere quello di rinforzare la convinzione che teniamo a loro soltanto in quanto portatori di risultati

Certo il nostro intento è molto diverso ma ricordiamo che spesso non conta il messaggio che diamo ma come viene recepito e capito.

Infine rifacciamoci a quanto abbiamo imparato dagli approfondimenti sull’ansia in preadolescenza e chiediamoci se un atteggiamento molto duro e fermo non possa diventare una delle fonti che minano l’autostima e la fiducia in sé stessi dei nostri ragazzi.

Ma quindi come deve porsi un genitore nei confronti del figlio che non ama studiare? 

La risposta non è semplice…

In linea di principio teniamo a mente che colpevolizzare e costringere a stare sui libri serve a poco perché, come abbiamo visto, può attivare condotte di opposizione o accrescere l’ansia di non riuscire.

Cerchiamo piuttosto di fare leva sul fatto che le difficoltà si possono superare con la perseveranza e poniamo la nostra attenzione all’impegno mostrato piuttosto che al risultato raggiunto.

In questo articolo abbiamo esplorato alcune modalità disfunzionali in genere utilizzate da noi genitori per gestire il rapporto tra i nostri figli preadolescenti e la scuola.

Ricordiamo sempre che è importante incoraggiare i nostri ragazzi cercando di evitare per quanto possibile il conflitto e di sostenere il loro impegno a prescindere dal risultato.

In bocca al lupo! 

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